Giuseppe Pardini finalista del prestigioso “Premio Acqui Storia 2019”, con il volume Prove tecniche di rivoluzione. L’attentato a Togliatti, luglio 1948

Il professore Giuseppe Pardini è finalista del prestigioso Premio Acqui Storia 2019. Con il volume Prove tecniche di rivoluzione. L’attentato a Togliatti, luglio 1948 (Luni, Milano, pp. 348), il docente di Storia contemporanea dei corsi di laurea in Scienze politiche dell’Ateneo, ha conquistato il diritto a partecipare alla finale dell’ambito concorso relativo alle migliori opere scientifiche di storia contemporanea nell’anno in corso.

Nato nel 1968, il Premio Acqui Storia si è andato consolidando come il più importante riconoscimento storiografico concesso agli autori di libri di storia particolarmente significativi, originali e innovativi.
La 52ª edizione di Acqui Storia ha registrato una grande partecipazione, con ben 161 volumi che hanno concorso al Premio, ormai meta molto ambita da autori ed editori. L’alto numero di libri partecipanti dimostra altresì la serietà, l’autorevolezza e la popolarità non solo italiana, ma europea acquisite dal Premio Acqui Storia. Le Giurie hanno quindi scelto i finalisti: 5 opere per ogni sezione, quella scientifica, quella divulgativa e quella narrativa. La Giuria della Sezione scientifica ha scelto i seguenti finalisti: 

Giuseppe Pardini, Prove tecniche di rivoluzione. L’attentato a Togliatti, luglio 1948, Luni;

Eugenio Di Rienzo, Ciano. Vita pubblica e privata del “genero di regime” nell’Italia del Ventennio nero, Salerno;

Gabriele Ranzato, La liberazione di Roma. Alleati e Resistenza, Laterza

Nicholas Stargardt, La guerra tedesca. Una nazione sotto le armi, 1939 – 1945, Neri Pozza;

Alessandro Bellino, Il Vaticano e Hitler. Santa Sede, Chiesa tedesca e nazismo (1922 – 1939), Guerini e Associati.

A fine settembre verranno resi noti i vincitori delle tre sezioni del Premio, vinto in passato da alcuni dei maggiori storici italiani, come Valerio Castronovo, Carlo Ghisalberti, Giorgio Candeloro, Ennio Di Nolfo, Simona Colarizi, Pietro Scoppola, Gaetano Quagliariello, Piero Craveri e Guido Melis.

Le giornate successive all’attentato compiuto da un giovane nazionalista contro Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito comunista italiano, il 14 luglio 1948, misero in serio pericolo la tenuta del nuovo sistema democratico, ad appena tre mesi dall’avvio della prima legislatura repubblicana. Lo sciopero generale a tempo indeterminato proclamato dalla Cgil e le forti manifestazioni di protesta inscenate dai partiti del Fronte democratico popolare parvero creare un clima insurrezionale in diverse zone del Paese, preludio a una conquista violenta del potere da parte del Pci. Ma il governo di De Gasperi seppe reggere molto bene l’urto, e la dura contrapposizione, anche per un sagace intervento delle forze dell’ordine, scemò nelle 48 ore successive in un niente di fatto, lasciando tuttavia la situazione nazionale ancora in una grande incertezza politica e sotto l’incubo di una ipotetica insurrezione (il fantomatico «piano K») ad opera di quella struttura illegale che veniva definita Apparato paramilitare comunista. Il volume analizza le vicende connesse ai moti del 14-17 luglio 1948 alla luce di una nuova e ampia documentazione inedita, proveniente dal ministero degli Interni e, soprattutto, dal ministero della Difesa, e utilizza, per la prima volta, le importanti carte degli uffici di informazione dello Stato maggiore dell’esercito. Tale documentazione (che in virtù della sua rilevanza viene riprodotta diffusamente) permette di ricostruire molti di quegli avvenimenti in maniera assai diversa da quanto fatto sinora, di analizzare nel dettaglio territoriale le prospettive strategiche dell’insurrezione comunista e di aprire ulteriori interrogativi sulla prassi politica del partito di Togliatti e su altri nodi irrisolti dei primi complessi anni dell’Italia repubblicana.