Programma Europeo LIFE Natura e Biodiversità: UniMol con il Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti, capofila e promotore del progetto "Nat.Sal.Mo

icons icons Si è tenuto al Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti il primo incontro del progetto “Nat.Sal.Mo” – Recovery of Salmo macrostigma: Application of innovative techniques and participatory governance tools in rivers of Molise, finanziato nell’ambito del programma europeo LIFE +.
L’Università degli Studi del Molise – con il Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti – oltreché ad essere promotore e capofila del progetto, riveste anche il ruolo di coordinatore dei vari partner istituzionali e scientifici, nazionali e internazionali: Mediterranean Trout Research Group,  Regione Molise,  Comuni di Oratino e Rocchetta a Volturno, Legambiente Associazione Onlus, Studiogiuliano Srl, e gli Atenei della Romania, Agricultural Sciences and Veterinary Medicine University of Iasi “Ion Ionescu de la Brad”, e “Lucian Blaga” University of Sibiu.
Il progetto – coordinato dalla prof.ssa Nicolaia Iaffaldano – si prefigge di garantire il recupero e la conservazione della trota Salmo macrostigma, specie endemica dell’area mediterranea ad oggi minacciata dall’ibridazione introgressiva con ceppi di trota atlantica nei bacini fluviali del Biferno e del Volturno (regione Molise – Italia meridionale).
Il percorso progettuale ha preso il via: prima tappa, l’incontro di apertura tenutosi la scorsa settimana al Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti con la partecipazione di tutti partner, durante il quale si sono dipanate le strategie di intervento e le diverse linee di analisi e di studi che vedranno impegnati i ricercatori ad operare, in particolar modo nei fiumi Biferno e Volturno, attraverso l’utilizzo di innovative tecniche di criopreservazione.
Una fase progettuale che impegnerà tutti per i prossimi 4 anni e mezzo e che si caratterizzerà anche da uno specifico canone d’insieme: sarà infatti messo in campo uno strumento di governance partecipativa i cosiddetti “contratti di fiume” che prevedono da un lato la partecipazione degli attori istituzionali e socio-economici, dall’altro il tessuto territoriale e la popolazione interessata.
La trasferibilità delle buone pratiche, definite e realizzate, rappresenta l’obiettivo finale, proiettandole e adottandole in contesti ambientali ed ecosistemici simili, sia del territorio nazionale sia di altri Stati membri dell’UE.